dal Corriere della Sera - Sabato 3 Febbraio 2007

 

Secondo l'indagine dei carabinieri l'attacco alla base italiana del 12 novembre 2003 fu deciso dai vertici di Al Qaeda. Ora il dossier passa alla procura di Roma

 
   

Strage di Nassiriya, identificati gli 11 autori

Nel rapporto dei Ros i nomi di tutti gli esecutori dei mandanti, guidati da Zarkawi

   
 


ROMA — Sono stati gli uomini che rappresentavano il vertice di Al Qaeda in Iraq a decidere l'attacco contro i militari italiani a Nassiriya. Tra loro, anche Abu Ornar Al Masri, indicato come il successore di Al Zarqawi. Questo emerge dal rapporto consegnato alla magistratura romana dai carabinieri del Ros che ricostruisce la strage e indica le undici persone, tra mandanti ed esecutori, che il 12 novembre 2003 provocò la morte di dodici carabinieri, cinque soldati e due civili. Il dossier  assegna i ruoli operativi e disegna la strategia terroristica partendo dalla confessione di  Al Kurdi, l'uomo che ha ammesso di aver pianificato l'attentato e altre 36 azioni e che per questo è già stato condannato da un tribunale di Bagdad alla pena capitale. Ma analizzare  anche i risultati dei rilievi tecnici effettuati all'interno della base Maestrale e i documenti di rivendicazione.                                     Gli investigatori guidati dal maggiore Massimiliano Macilenti hanno consegnato tra l'altro un video diffuso nel giugno 2004 che mostrale fasi salienti della preparazione e contiene un messaggio diretto al governo italiano, all'epoca guidato da Silvio Berlusconi.     

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 Si intitola «La conquista di Nassiriya contro il contingente italiano» e si apre con l'immagine di bandiere con il tricolore, disposte orizzontalmente che sfumano sulla foto dell'ex premier. Poi,  una voce in sottofondo recita il comunicato di propaganda: «Un tank carico di 4 tonnellate di esplosivo... Sono morte più di 200 persone...». Compaiono le immagini della base distrutta e lo speaker continua: «Vi pentirete, ma solo quando vano sarà ogni pentimento. Dopodiché i nostri cavalli calpesteranno la tua terra e  conquisteranno finalmente la roccaforte del male e dell'eresia, Roma, realizzando così la promessa del nostro Profeta».
     Sono gli stessi terroristi ad affermare che «è stata una delle più difficili operazioni che i nostri martiri abbiano mai condotto, ingente per numero di morti tra polizia, protezione civile, collaboratori e miscredenti. Difficile per la  presenza di

     

numerosi posti di controllo che ha costretto i fratelli a superare le barriere innanzitutto americane, poi quelle ucraine, infine quelle italiane». Delle undici persone denunciate nel rapporto, quattro sono morte,  compreso Al Zarqawi. Nelle

 

 

 

 

 

 

 
scorse settimane i pubblici ministeri della capitale hanno sollecitato le autorità irachene a sospendere l'esecuzione della condanna
all'impiccagione di Al Kurdi comu-nicando ufficialmente di volerlo

 

 

 

 

 

 

 

 
LA CONFESSIONE

Abu Ornar Al Kurdi, in carcere
in Iraq, ha ammesso di aver
pianificato l'attacco. A sinistra,
un soldato dopo la strage
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processare.                                         È possibile che adesso segnalino anche gli altri nomi. In particolare quelli dei componenti del «Consiglio della shura», l'organo ideologico-religioso di Al Qaeda che avrebbe dato il via libera alla strage durante una riunione avve-nuta a Falluja.
     Nel rapporto l'attacco è ricostruito nei dettagli con l'autocisterna imbottita di esplosivo e con due persone a bordo che si avvicina alla base, i due kamikaze che fanno fuoco contro il personale di guardia con un fucile mitragliatore, il mezzo che riesce ad arrivare sino alla piazzola davanti al varco carraio e poi salta in aria.

                        Fiorenza Sarzanini

 

 

 

 

 

 

 

 
 

MERCOLEDI' 16 GENNAIO 2007

IL PERSONAGGIO


Il mago delle bombe è stato tradito da un suo kamikaze

MILANO — Ornar Al Kurdi è stato tradito da uno dei suoi kamikaze, uno di quei robot-umani pronti a saltare per aria. Un giovane saudita miracolosamente scampato all'esplosione del suo ordigno lo ha tradito.
Dopo essere stato ricoverato con ustioni terribili, ha indicato agli americani chi fosse il suo maestro. Ornar Al Kurdi, uno dei luogotenenti di Al Zarkawi. Una soffiata che ha permesso ai soldati statunitensi di catturarlo nel gennaio 2005. Una volta in prigione il terrorista ha perso la sua tracotanza e ha vuotato il sacco.  Ammettendo almeno 36 attentati. Di fatto Al Kurdi e il complico Thamer Haji hanno inaugurato la stagione delle stragi in Iraq nell'estate del 2003.                                                                             Obbedendo agli ordini dell'emiro Al Zarkawi, la coppia ha pianificato le azioni suicide contro la Croce Rossa, l'ambasciata giordana, la sede dell'Onu (costata la vita al rappresentante Sergio De Mello), la base italiana di Nassiriya, obiettivi sciiti. Una macchina di morte e distruzione, alimentata dal continuo afflusso di «martiri» dai paesi mediorientali e dal denaro raccolto nella regione.                                                                                                                                                                                          Il vero nome di Ornar è Said Haraz, curdo di Qaneqin, dove è nato il 12 agosto del 1969. Ha partecipato alle rivolte contro Saddam e per questa ragione è stato condannato alla pena capitale, poi commutata all'ergastolo. Ma nel 1995 lo hanno graziato e Ornar si è trasferito a Ramadi, nel triangolo sunnita, la zona che dopo l'invasione Usa diventerà uno dei focolai della resistenza. E il curdo non tarda a unirsi, nei primi mesi del 2003, all'organizzazione di Al Zarkawi. Agisce, come preparatore di bombe, insieme a un ex ufficiale dell'esercito, ThamerHaji, poi ucciso nella battaglia di Falluja. Il racconto di Al Kurdi è differente dal dossier diffuso dopo la sua cattura dagli americani. Per l'intelligence Usa il terrorista è stato in Afghanistan o ha avuto rapporti con i mujahedin del conflitto afghano.
Sarebbe stato infatti uno stretto collaboratore, come artificiere, di un altro mago degli esplosivi, noto come Al Afghani. Al momento della cattura gli attribuiscono il 75% delle autobombe deflagrate in Iraq.                                                                                                                                                                                                            Le discrepanze nei rapporti ufficiali non cambiano il quadro generale. Al Kurdi è un terrorista confesso, capace di raccogliere decine di aspiranti kamikaze in una casa sicura a Falluja. Chi arrivava aggiungeva il proprio nome a una lista d'attesa e in base alla quella veniva scelto per la missione suicida. Un apparato perfetto sopravvissuto alla fine di Al Zarkawi e alla prigionia di Ornar,

Guido Olimpio